Affronto qui il tema della vita di coppia sulla tela bianca come fosse un foglio di diario intimo. Famiglia, figli, lavoro, chiusure, aperture, cambiamenti, equilibri, incognite, paure, adrenalina, speranze, emozioni, nuovi amori... Temi intimi ma lo stesso tempo universali, prodotto di questa società così veloce e complicata, ma allo stesso tempo esaltante, che incide anche nelle relazioni, accompagnando il corso del nostro esistere.
Tele che raccontano un ciclo di trasformazione e crescita, riaffiorante dalla memoria in istanti successivi, fermi immagine che emergono come pagine di un diario intimo e acquistano significati universali. Sono dipinti in cui si ravvisa un coinvolgimento emotivo in equilibrio con l’essenzialità della composizione, in cui il segno astratto e figurativo si completano in un dialogo costante e sofisticato tra la ricerca dell’introspezione e la tensione verso la semplificazione, di ispirazione minimale. “Off/On“ ovvero spento/acceso: l’interruttore della vita che scatta per chiudere un ciclo e si riattiva per aprire una nuova fase. Tra questi due attimi si vive il passaggio, il travaglio, la presa di coscienza di un percorso terminato, la sofferenza della chiusura e l’entusiasmo della rinascita. Ampie campiture bianche creano lo spazio da cui possono affiorare i ricordi, e le immagini evocano attraverso metafore, come fanno i poeti. Nel quadro che apre il ciclo, la rosa simbolo di caducità, è ormai appassita. L’accompagna una grande scritta “Off”, bianca e rossa su un fondo grigio antracite attraversato la linea retta composta da rivetti metallici. L’atmosfera è drammatica e suggerisce l’ineluttabilità del momento, ma mantiene una sorta di delicatezza di fondo, di sottile leggerezza e ostentato coraggio sottolineato dal rosso vivo della lettera ”O“. All’interno della composizione pittorica, lettere, simboli e parole affiancano e completano la figurazione. Sono segnali visivi che accompagnano in un percorso suggestivo e contribuiscono a rafforzare i significati che emergono dalla rappresentazione. Pur raffigurando soggetti appartenenti a una realtà riconoscibile, il risultato che ne consegue va oltre al realismo e diviene pittura evocativa, che si innesta nel terreno già dissodato, nella storia dell’arte contemporanea, al confine tra pittura e e iconografia di massa. I titoli delle opere sono concepiti come come annotazioni che scandiscono il passare del tempo e contribuiscono a rafforzare l’idea del diario immaginario, elemento ricorrente della filosofia e nella ricerca artistica di Neri. In “7.30 a.m: Le tazze sono in alto a sinistra” due piedi femminili scalzi nell’atto di sollevarsi sulle punte, danno la sensazione di un entrare in punta di piedi in una nuova dimensione, fresca e fragile. La narrazione procede con un ritmo alternato tra pause di riflessione, flashback nostalgici di una Manhattan sotto la pioggia in “Purple Rain“ e l’incertezza di un futuro che sta nascendo delicato e “fragile“, come titolo l’opera omonima. Il ciclo si chiude con l’immagine di due mani intrecciate in un gesto d’amore compreso tra una parentesi tonda la scritta “ON“, elementi di una espressione simbolica in cui il ciclo vitale si rigenera. Così come si rinnova e si conferma la tematica stessa alla base della ricerca di Neri, ovvero l’arte intesa come immaginario nastro continuo, trasformatore di significati individuali in denominatori comuni in cui riconoscersi e confrontarsi.
Veronica Perrone